| "AMINAVI" Data Bank | Digitale | Via di Vallerano, Roma, RM, Italia | Archivio digitale di informazioni e immagini di unità navali della Marina Militare e Mercantile Italiana (1910-1992) tramite fonti archivistiche, giudiziarie e bibliografiche. Digital Archive, collection of information and images regarding naval units of the Italian Navy and Merchant (1910-1992). Data from archival, judicial and bibliographic sources. IMAGE: "Grecale" ship by "AMINAVI Archive" | Che Labs Admin | |
| Villa Adriana, Tivoli (Rome , IT) | Materiale | Largo Marguerite Yourcenar, 1, 00010 Tivoli, RM, Italia | Villa Adriana fu una residenza imperiale extraurbana a partire dal II secolo. Voluta dall'imperatore Adriano, si trova presso Tivoli. Archaeological remains of Roman Villa; Image: By Tango7174 (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0-3.0-2.5-2.0-1.0)], via Wikimedia Commons | Che Labs Admin | |
| Villa Ada | Naturale | Via di Villa Ada, Roma, RM, Italia | Villa Ada è il secondo più grande parco pubblico di Roma dopo Villa Doria Pamphilj. Ospita numerosi edifici neoclassici, tra i quali la villa reale (attualmente in uso alle Legazioni diplomatiche egiziane in Italia) image:By Lalupa [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons | Scialgui | |
| Viale delle Rimembranze (Caltanissetta) | Immateriale | F3M5+PX Caltanissetta, CL | Il 27 dicembre del 1922, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi, rivolgendosi a tutti i
Provveditori agli Studi d’Italia, invitava sul modello della città canadese di Montreal, a
commemorare i Caduti della Grande Guerra con un “albero in ogni città, in ogni paese, in ogni
borgata, per infondere nei fanciulli la religione della Patria e il culto di Coloro che per Lei
caddero”.“[...] che le scolaresche d’Italia si facciano iniziatrici di una idea nobilissima e pietosa:
quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della
Rimembranza. Per ogni caduto nella grande guerra, dovrà essere piantato un albero; gli alberi
varieranno a seconda della regione, del clima, dell’altitudine [...]”. Il giorno successivo lo stesso
Ministero fece pubblicare sul Bollettino Ufficiale n. 52 del 28 dicembre 1922 una seconda circolare,
la n. 73, nella quale vennero illustrate le “norme per la costituzione dei Viali e Parchi della
Rimembranza”:
“[...] tre regoli di legno dei tre colori della bandiera nazionale [...] descrivano un tronco di
piramide triangolare e siano tenuti fissi da sei traversine sottili di ferro [...] uno dei regoli e
precisamente quello colorato in bianco, alquanto più lungo degli altri due, dovrà portare a 10 cm
dall’estremità superiore una targhetta in ferro smaltato, con la dicitura”:
IN MEMORIA DEL CADUTO NELLA GRANDE GUERRA.
L’idea aveva trovato la prima attuazione nella città canadese di Montreal dove, dopo la Grande
Guerra, era stata creata una Strada della Rimembranza fiancheggiata da alberi. “Ogni albero -
scrisse Lupi riferendosi all’esempio canadese a cui si ispirò per la sua proposta - apparisce oggetto
di cure gelose: lo spazio di terra all’intorno è rimosso di fresco e ben lavorato; il tronco è protetto
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da una solida armatura; sul tratto orizzontale di questa, ad altezza d’uomo, è infissa una targa di
ottone, dove scintillano un nome e una data: il nome è di un Caduto nella Grande Guerra”.
In sostanza Lupi importò in Italia l’esperienza americana, conservandone i tratti essenziali, ma
moltiplicandola in modo da realizzare un’enorme folta foresta, fatta di più di cinquecentomila
chiome di alberi nuovi, tanti quanti erano i caduti italiani. In verità nell’idea dell’Albero della
Rimembranza c’era anche il richiamo a tradizioni dell’antichità classica; non a caso un giornale
scrisse che “il rito della pianta, educata alla memoria del morto, è lievemente pagana, ma di quel
paganesimo sano che profumò di grazia il Cristianesimo di Cristo”. Il corpo insegnante era tenuto
a collaborare con i Comuni, tramite dei Comitati esecutivi, per formare l’elenco dei caduti,
attingendo le notizie dal Comune o dal Distretto Militare. Stabilito il numero degli alberi da
piantare, l’autorità municipale sceglieva il luogo dove fare la piantagione. Le piantine forestali
occorrenti per la creazione dei Viali della Rimembranza, su richiesta dei Comuni, venivano
gratuitamente distribuite dal Ministero dell’Agricoltura (Direzione Generale delle Foreste). Il rito
doveva essere compiuto dalle scolaresche affinché manifestassero la riconoscenza ai caduti della
propria città. Tali selve votive rappresentavano “la spirituale comunione tra vivi e morti per la
Patria, luoghi sacri al culto della Nazione, dove i fanciulli si sarebbero educati alla santa
emulazione degli eroi”. Venne istituita anche una Guardia d’onore, formata da scolari, a cui venne
affidata la cura delle Selve votive. Successivamente, il 21 marzo del 1926, con legge n. 559, i Viali e
i Parchi della Rimembranza furono dichiarati pubblici monumenti: “[...] i Viali e i Parchi della
Rimembranza, dedicati, nei diversi Comuni del Regno, ai caduti nella guerra 1915-1918 e alle
vittime, sono pubblici monumenti [...].”
Dario Lupi [San Giovanni Valdarno (Ar) 28 marzo 1876 - Roma, 14 dicembre 1932].
Laureato in giurisprudenza, noto avvocato, è considerato oratore brillante, dicitore perfetto e
ricercato. Interventista, combattente nella prima guerra mondiale, organizzatore delle prime camicie
nere valdarnesi, nel 1921 viene eletto deputato per la circoscrizione Siena-Arezzo-Grosseto e, dopo
la marcia su Roma, fa parte del primo governo di Mussolini come sottosegretario alla Pubblica
Istruzione. Nelle pagine dei giornali dell’epoca, specie nella cronaca aretina, Lupi è presentato
come collaboratore di Giovanni Gentile per la riforma della scuola, dalla quale invece viene
praticamente tenuto fuori. Tuttavia, a partire dal dicembre 1922, mette al suo attivo la propaganda
in tutta Italia per i Viali e Parchi della Rimembranza, simboli della rinascita dei caduti nella Grande
Guerra. Nel 1925, non più sottosegretario, Lupi è nominato consigliere di Stato. Decisivo è il suo
intervento per la soluzione della crisi dell’Accademia Petrarca, ne avvia la fascistizzazione.
Il 1932 è l’anno della sua morte.
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A quattro anni di distanza dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale, nella città di
Caltanissetta, inoltre, si costituisce un apposito comitato esecutivo per l’erezione di un omaggio
bronzeo alla memoria dei militari nisseni immolatisi, da collocare poco distante dal Seminario
vescovile, in un’area del viale Regina Margherita dedicata al ricordo dei Caduti che venne chiamata
viale delle Rimembranze, dove furono piantati degli alberi in memoria dei soldati deceduti durante
la Prima guerra Mondiale. A presiedere il comitato è il dott. Luigi Sagona, che nel conflitto aveva
perso congiunti. Ne fanno parte: il comm. Giuseppe Geraci, il cav. Giuseppe Costa Leonardi, l'avv.
Saverio D'Ayala, l'avv. Cesare Corbeltaldo, l'avv. Pasquale Caponnetto, l'avv. Gaspare Oliveri, il
prof. Michele Falci, l'ing. Luigi Greco, il cav. Nicolò Fortini, l'avv. Giuseppe Capozzi, il prof.
Pasquale Licitri, il cav. Michele Blandino e Adalfo Nocila. Al Sagona venne assegnata una
medaglia d'oro da parte della Sezione nissena e dell'associazione nazionale dei Caduti in guerra per
l'iniziativa.
La commissione edilizia, esaminate le proposte del comitato, impone la scelta dell’area per il
monumento tra due siti: il viale Regina Margherita e l’Isola Guittardi, oggi piazzetta Michele
Tripisciano. Entrambe le proposte vengono, però, respinte dal comitato che torna ad insistere
affinché venisse esclusa l’ipotesi del viale e si sistemasse il monumento nella piazza del Collegio,
nel luogo del già previsto monumento a re Umberto I per il quale si consigliava allocazione
nell’Isola Guittardi. L’area scelta, infine, per il gruppo scultoreo viene individuata al centro del lato
della villa Amedeo parallelo al Viale Regina Margherita dove dovrà essere aperto un ingresso
monumentale alla villa stessa con progetto di villini a costituirsi sui lati della stessa linea e
sull’area della villa. Viene indetto un concorso dal comitato e a vincere è Cosimo Sorgi. La data
dell'inaugurazione inizialmente fu fissata per il 24 maggio 1922, ma poi fu prorogata al 16 dicembre
dello stesso anno. Il cerimoniale vedeva riunite le famiglie dei Caduti, gli invalidi di guerra, i
mutilati e i decorati, le autorità, la truppa, le associazioni e le scolaresche. La statua venne fusa nel
bronzo del nemico nella fonderia Laganà di Napoli. Nel 1965 il monumento è stato spostato
nell'attuale sito, a m. 500 dalla sede originaria. E’ stata realizzata dallo scultore siciliano Cosimo
Sorgi che si avvalse della collaborazione del padre Francesco. Ricorda i 291 militi caduti che si
sono immolati in guerra. Le cronache del tempo raccontano che il progetto viene sostenuto dalla
municipalità con cospicue somme elargite su iniziativa dell’avvocato Agostino Lo Piano,
prosindaco della città, e del professore Luigi Sagona, assessore all’igiene oltre che presidente del
comitato. Al contributo della municipalità e a quello dei privati e dell’associazione “Militari in
Congedo”, si aggiungono anche le 500 lire offerte dalla Regina Margherita e dal Principe di Napoli,
assieme ai donativi del conte Testasecca e del figlio, Vincenzo, rispettivamente di 1000 e 500 lire.
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Al sito, come emerge in una missiva del comitato al prosindaco della città, l’avvocato Agostino Lo
Piano, dell’agosto del 1921, fa immediato seguito il disegno del basamento per la sistemazione
dell’ara del gruppo scultoreo con plinti in pietra sogliata e inferriata, su progetto dell’ingegnere
Antonino Ruffo intervenuto nella qualità di commissario tecnico e direttore dei lavori. Tuttavia il
suo progetto viene modificato in corso d’opera come attestano le immagini del monumento subito
dopo il suo completamento. Sorgi dà vita ad una composizione scultorea priva di citazioni religiose
che, nei suoi accentuati tratti espressionisti, incarna superbamente l’idea della memoria. In ciò, il
ruolo del comitato è determinante, poiché non esercita soltanto un’azione di controllo delle
procedure concorsuali, ma provvede anche al reperimento delle somme necessarie per avviare e
concludere i lavori. Risultano, a tal proposito interessanti gli spettacoli di beneficenza tenuti nel
1921 presso il Cinema-Teatro Trieste della città e la lotteria organizzata nel giugno dello stesso
anno nella locale villa Amedeo.
Il rituale della commemorazione del defunto attraverso l’albero
Il Culto dell’Albero (dendrolatria) o “culto arboreo” si riferisce alla tendenza di molte società nel
corso della storia di dare un culto o comunque di mitizzare gli alberi. Gli alberi hanno svolto un
ruolo importante in parecchie delle mitologie e religioni mondiali e gli sono stati dati significati
profondi e sacri nel corso dei secoli. Gli esseri umani, osservando la crescita e la morte degli alberi,
l’elasticità dei loro rami, la sensibilità e la decadenza annuale e la rinascita del loro fogliame, li
vedono come potenti simboli di crescita, decadimento ed infine anche di resurrezione. Varie forme
di alberi della vita appaiono anche nel folclore, nella cultura e nella narrativa, spesso in materia di
immortalità e fertilità. Esempi di alberi presenti nella mitologia sono il baniano (Banyan) e il Peepal
(il Ficus religiosa) dell’Induismo, e la tradizione moderna dell’albero Yule della mitologia
germanica, l’Albero della conoscenza del Bene e del Male del Giudaismo e del Cristianesimo,
l’albero della Bodhi del Buddismo ed infine l’albero Saglagar del tengrismo mongolo. Nella
religione popolare e nel folclore gli alberi sono spesso detti essere le case di spiriti e divinità degli
alberi. Un riferimento particolare al druidismo che, così come il paganesimo germanico, sembra
trarre la “spiritualità” dal bosco sacro, soprattutto riferito alla quercia. La parola druido sembra
derivare dall’unione di due parole celtiche: “duir”, che vuol dire quercia, e “vir”, una parola che
significa “saggezza”. Plinio ci dà una prima etimologia della parola collegandola alla radice greca
della parola quercia, nel libro Storia Naturale (Naturalis Historia XVI, 249-251). Quercia in gallico
si dice dervo, daur in gaelico, derw in gallese. La parola non può che risalire ad un antico celtico
druwides che si può scomporre in dru, prefisso accrescitivo di valore superlativo (che si trova anche
nel francese dru “folto”, “fitto”, “forte”). Cosa non del tutto arbitraria, considerato che i celti
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dell’odierna Francia usavano l’alfabeto greco per scrivere. Ciò ha portato a supporre che druidderivasse dal greco drus, quercia, e dal suffisso indoeuropoeo (e greco) -wid “sapere”, “scienza”,
per cui il senso complessivo sarebbe “coloro che sanno per mezzo della quercia”, “gli studiosi della
quercia”, (dal punto di vista religioso-simboloico). Gli alberi sono un attributo necessario
dell’archetipico locus amoenus (un luogo idealizzato e piacevole) presente in tutte le culture. Già il
Libro dei morti egiziano menziona il sicomoro come parte del paesaggio in cui l’anima del defunto
trova beato riposo. Ad esempio il pioppo nero fin dall’antichità è considerato funerario;
probabilmente questa credenza deriva dal mito di Fetonte e delle sue sorelle, le Eliadi. Fetonte,
figlio di Climene, crebbe senza conoscere l’identità del proprio padre. Divenuto adolescente, la
madre gli rivelò che questi era il Sole e Fetonte volle conoscerlo. Trovatolo, ottenne dal padre di
condurre per un solo giro il carro del Sole, ma data la sua imperizia, si accostò tanto alla terra, che
poco mancò che la incendiasse. Zeus, messo sull’avviso dalle grida degli uomini, gli scagliò contro
un fulmine, facendolo precipitare nel fiume che allora si chiamava Eridano, oggi Po. Le sorelle ne
seppellirono il cadavere e ne piansero la morte per quattro mesi sulle rive del fiume. Gli dèi,
impietositi, le trasformarono in pioppi neri e cambiarono in gocce d’ambra il loro inconsolabile
pianto. Riguardo il pioppo bianco un mito greco narra che la ninfa Leuke per sfuggire al dio dei
morti Ade si trasformò in un pioppo bianco. Egli la prese e la trasportò alla fonte di Mnemosine, le
acque della quale permettevano ai defunti di accedere all’immortalità degli eroi. A confermare il
mito interviene una leggenda nata ad Olimpia: Eracle, uscendo dagli inferi alla fine della
dodicesima fatica, si cinse il capo con una corona fatta con le fronde del pioppo piantato da Ade
presso la fonte di Mnemosine. La pagina superiore delle foglie restò scura, ma quella inferiore a
contatto con la fronte di Eracle divenne bianco argentea. Perciò il pioppo gli è sacro.
Sacralità del tiglio: Filira era una ninfa, figlia di Oceano, che viveva nell’isola del Ponto Eusino che
porta il suo nome. Un giorno Crono si uní a lei ma, colto sul fatto dalla moglie Rea, prese le
sembianze di uno stallone e fuggí al galoppo, abbandonando Filira al suo destino. Quest’ultima
rimase incinta e partorí un figlio mezzo uomo e mezzo cavallo, il centauro Chirone. La vergogna e
l’orrore che Filira provò furono tali che pregò suo padre di trasformarla in un albero. Il genitore
acconsentì. Un altro mito greco racconta le vicende della ninfa Pitis, che Pan tentò di violentare. Per
sfuggirgli ella chiese ed ottenne d’essere trasformata in un pino nero. Secondo un’altra versione
della leggenda, Pitis aveva due prediletti: Pan e Borea, il vento settentrionale. Quando Pitis scelse il
primo, Borea si vendicò col suo soffio impetuoso, precipitando la poveretta dall’alto di una roccia.
Allora la Terra, impietosita, trasformò il suo corpo in un pino e Pan, addolorato, decise d’adornarsi
la fronte con corone intrecciate con rami di questo albero.
In Grecia l’abete bianco era sacro ad Elàte, la dea della luna nuova, detta anche Kaineides (da
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kainizo che significa rinnovare, recare cose nuove). Un’antica leggenda narra che Kaineides era una
ninfa amata da Poseidone. Un giorno questi le permise d’esprimere un desiderio, garantendole che
qualsiasi cosa avesse chiesto l’avrebbe ricevuta. Allora Kaineides chiese di diventare un guerriero
invincibile. Poseidone mantenne la parola e la ninfa si trasformò nel guerriero Kaineus, che divenne
re dei Lapiti. Inorgoglito dal suo potere, Kaineus piantò una lancia d’abete nella piazza del mercato,
costringendo tutti ad offrirgli sacrifici. Zeus, sdegnato da tanta presunzione, decretò la morte di
Kaineus per mano dei centauri, che lo uccisero percotendogli il capo con tronchi di abete.
Nell’antica Grecia anche Il leccio era in origine un albero sacro a Zeus, ma a poco a poco acquisí
una connotazione talmente sinistra da essere associato ad Ecate, la temibile divinità lunare.
Un’antica leggenda narra che le tre Parche, Cloto, Làchesi e Atropo, si coronavano con le sue
foglie. Per quanto riguarda il tasso, il legame di quest’albero con gli Inferi è testimoniato da Ovidio,
il quale affermava che la strada verso il mondo dei morti è ombreggiata da tali piante. Nel
Medioevo si favoleggiava che la dea lunare apparisse a streghe e maghi con torce di tasso in mano.
L’eco di questa credenza si ritrova nel Macbeth di Shakespeare: le tre streghe preparano la diabolica
mistura nel calderone di Ecate e vi uniscono un rametto di tasso reciso all’eclissi di luna. Anche le
Erinni lo usavano, terrorizzando con fiaccole fatte col suo legno i mortali che intendevano
perseguitare.
Fonti
- Impelluso, Lucia. La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Electa, Milano, 2003;
- Cattabiani, Alfredo. Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Oscar Mondadori, Milano,
1996;
- Brosse, Jacques. Mitologia degli alberi, Rizzoli, Milano, 1991;
- Zaffuto Rovello, Rosanna. Storia di Caltanissetta, Edizioni Arbor, Palermo 2008;
- AA. VV. Caltanissetta tra Ottocento e Novecento, Edizioni Lussografica, Caltanissetta, 1993;
- Guttadauria, Walter – Spena, Franco. Una città da spedire. Microstorie di Caltanissetta in antiche
cartoline, Edizioni Lussografica, Caltanissetta, 2000;
- Archivio di Stato on-line.
(Nota storica a cura di Giusy Militello) | IC Don Milani | |
| Teatro Romano di Terracina I secolo d.C. | Materiale | Piazza Municipio, 04019 Terracina, LT, Italia | Teatro Romano del I secolo d.C. emerso a seguito dei bombardamenti della II guerra mondiale. Il Teatro risale alla tarda Repubblica (anni 70-60 a.C.), e successivamente rinnovato e nobilitato in età augustea (27 a.C. -14 d.C.). Si tratta dell'unico teatro romano, ad oggi conosciuto, che affaccia direttamente su di un Foro urbano. Statue, ritratti, affreschi, materiali architettonici, epigrafi fanno parte dell’assetto strutturale e dell’apparato decorativo di un impianto teatrale tra i più antichi e meglio conservati del Lazio. Campagna di scavo attualmente in corso; un vivo interesse e l'intenzione di promuoverne integralmente il restauro erano stati recentemente dimostrati dal Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti. [REF: http://www.sabap_lazio.beniculturali.it/index.php?it/22/modulo-eventi/62/terracina-lt-il-teatro-romano-di-terracina-dalla-riscoperta-verso-la-fruizione-ventanni-di-ricerche] [Image: By MM [Public domain], from Wikimedia Commons] | gianfilippogagliardi | |
| Teatro romano di Lissos | Materiale | Lissos Archaelogical Site, Epar.Od. Chanion - Sougias, Anatoliko Selino, Grecia | Si tratta di un piccolo teatro (forse un odeon) posizionato nel sito archeologico di Lissos. Risale ad epoca romana. L'area non è mai stata scavata e ci sono solo pochi resti che emergono in superficie: è possibile distinguere solo un paio di file frammentarie dei sedili della cavea. Dista meno di 400 metri dal mare ed è orientato ad est. La documentazione è scarsa. | Cristina | |
| Sughereta di Niscemi | Naturale | 37.490716,14.045372 | La Sughereta di Niscemi èl relitto di quella che un tempo era la più grande sughereta della Sicilia centro-meridionale.
Fin dal 1601, epoca in cui il territorio di Niscemi fu concesso in feudo alla famiglia Branciforti, il bosco iniziò ad essere utilizzato per la produzione di legname. Già nel 1718 l'uso dissennato di questa risorsa convinse Stefania Branciforti ad emanare precise disposizioni per limitare il suo sfruttamento.
Nel 1852 una cospicua porzione del territorio della originaria sughereta fu acquisita dal demanio comunale, venendo in parte successivamente assegnata per la coltivazione ai contadini organizzati nel movimento dei Fasci dei lavoratori.
La parte superstite della sughereta (circa 3.000 ettari) è stata dichiarata Riserva con il Decreto Assessoriale n. 475 del 25 luglio 1997 ed affidata in gestione all'Azienda Regionale Foreste Demaniali.
La Riserva sorge a 330 m s.l.m., nella parte meridionale dell'altopiano su cui si colloca il centro abitato di Niscemi. Comprende un'area complessiva di circa 2.939 ettari, di cui 1179 in zona A (riserva propriamente detta) e 1760 ettari in zona B (preriserva).
Quercus suber
La pianta simbolo della riserva, la quercia da sughero (Quercus suber), è tuttora abbastanza diffusa, con esemplari anche di notevoli dimensioni, e dà vita, insieme a lecci (Quercus ilex) e roverelle (Quercus pubescens), a lembi residui di foresta mediterranea sempreverde. Nei terreni sabbiosi delle schiarite del querceto è stata rinvenuta di recente una rara entità floristica, l'Helianthemum sanguineum. Si tratta di una specie diffusa in Portogallo, Spagna, Marocco ed Algeria, in passato segnalata anche in Italia, ma che da oltre un secolo non era più stata osservata, tanto che, prima del rinvenimento nel territorio della riserva, avvenuto nel 1992, era stata considerata estinta nel territorio nazionale[2][3].
La vegetazione prevalente è comunque quella tipica della macchia mediterranea con specie arbustive quali il lentisco, l'olivastro, il mirto, il corbezzolo, la fillirea, la palma nana, l'erica arborea, la ginestra spinosa, il citiso, il pungitopo, la dittinella, lo spazzaforno, la ginestrella, i cisti.
Sono presenti inoltre 30 differenti specie di Orchidaceae appartenenti ai generi Anacamptis, Himantoglossum, Limodorum, Neotinea, Ophrys, Orchis, Serapias e Spiranthes.
Il bosco ospita infine diverse specie di funghi quali il porcino nero ed il porcino giallo, il farinaccio, le mazze di tamburo ed i prataioli.
Fauna
Tra i mammiferi più comuni nel territorio della riserva vi sono il coniglio, il riccio, la donnola, la volpe, il moscardino e il quercino.
Numerose le specie di uccelli nidificanti tra cui la poiana, il colombaccio, il cuculo, la ghiandaia, il barbagianni e il gruccione, l'upupa.
Tra i rettili ricordiamo il gongilo, il colubro leopardino e la vipera comune.
Molto ricca anche l'entomofauna comprendente, tra le altre, numerose specie di farfalle (Limenitis reducta, Zerynthia polyxena, Lasiocampa quercus, Gastropacha quercifolia) e coleotteri (Carabus famini, Cerambix velutinus).
| IC Don Milani | |
| Sito archeologico di Vassallaggi (Caltanissetta) | Materiale | FWCW+V9 Roccella, Caltanissetta CL | Il sito indigeno ellenizzato di Vassallaggi: nuovi dati dagli studi di ceramografia
Il sito di Vassallaggi sorge in territorio di San Cataldo (Cl). L’antropizzazione si ha nell’età del Bronzo, tra 1800 e 1400 a.C.. A tale periodo si attribuisce la necropoli con tombe a grotticelle artificiali situata sul fianco della seconda collina e un villaggio con strutture abitative. Nel Medio Bronzo l’Orlandini sottolineava come la vita fosse momentaneamente cessata sul sito, infatti non era presente ceramica della facies di Pantalica Nord che invece si riscontra a Sabucina. Bernabò Brea motivava tale vuoto con l’arrivo dei Siculi che avevano spinto i Sicani verso l’interno. Dopo una pausa il sito torna a popolarsi tra VIII e VII sec. a. C. In tale periodo si impianta sulla terza collina un insediamento indigeno e la necropoli con tombe a camera scavate nella roccia calcarea mostra frammenti ceramici ascrivibili alla facies di Sant’ Angelo Muxaro-Polizzello.
Nel 580 a. C. Tucidide (6,4,4,) colloca la fondazione di Akrágas (Agrigento), subcolonia di Gela. Nel 570 a.C. ad Agrigento vi è la tirannide di Falaride. È pertinente a tale fase di ellenizzazione la necropoli di tombe a camera scavate sulle pendici della quinta collina.Tra VI e V secolo a. C.,tra la seconda e terza collina
viene costruito un santuario dedi- cato a divinità ctonie, Demetra e Kore, un culto greco diffusissimo ad Agrigento. All’interno di un temenos in pietra è presente un naos privo di colonne. Il lato breve Est di tale tempietto è fron- teggiato da un al- tare in posizione obliqua con orientamento N-E/S.O., destinato alla celebrazione di sacrifici. I rinvenimenti effettuati, nel corso degli ultimi scavi,documentano una violenta distruzione seguita da una rapida ricostruzione del sito in- torno al 450 a. C. Ciò potrebbe confermare l’identificazione del sito con Motyon, di cui parla Diodoro Siculo (IX, 91). Nella seconda metà del V secolo l’insediamento mostra tracce di ricostruzione e raggiunge il suo akmè, articolandosi in isolati quadrangolari e in complessi domestici a più ambienti.
A questo momento è riferibile la necropoli meridionale, caratterizzata da inumazioni in sarcofagi di gesso, tombe a fossa, da sepolture a enkytrismòs. L’apogeo di Vassallaggi nel V secolo a. C. è stato ulte- riormente confermato da uno studio condotto nel 2006 per l’Università di Catania da P. Di Benedetto sulle ceramiche importate dall’Attica, che ha evidenziato un aumento del trend distributivo di importa- zioni nel venticinquennio 450-425 a.C.
Il commercio di crateri, pelikai. oinochoai aumenta improvvisamente in questo periodo, diminuendo nel venticinquennio successivo e confermando la cronologia diodorea. Durante il venticinquennio 450-425 a. C. sono infatti presenti a Vassallaggi vasi dei più grandi ceramografi d’epoca classica: i pittori di Achille, della Phiale, Polignoto, i pittori di Christie, di Clio, di Kassel, di Napoli, di Efesto, del Duomo, il Manierista tardo, i pittori del Lavacro,di Hasselmann, di Shuvalov,di Eretria, di Disney,di Marlay, di Keophon. La sporadica attestazione di anfore nolane ha consentito di fare alcune osservazioni: i tre esemplari di neck amphorae sono stati rinvenuti in se- polture maschili ed in particolare, due di essi, databili nel 430 a.C. (Tombe 70 e 41A), sono associati al cratere a calice. In particolare l’anfora nolana della Tomba 41 A è riferibile al Pittore di Monaco 2335 a Vassallaggi e, con anfore nolane, solo in Campania. La terza anfora
nolana di Vassallaggi, databile agli ultimi anni della prima metà del V secolo, non ha alcuna associazione, in quanto il corredo tombale fu violato al momento della scoperta. È stata attribuita al Pittore di Nikon, il cui principale mercato è quello campano (Napoli, Nola, Capua). Ed infine si attesta la presenza a Vassal- laggi di quattro pelikai) del Pittore di Londra E 395 (430 a.C.), del tutto ignoto alla Sicilia ed attestato con oltre trenta pelikai in Campania, Nola e nell’Etruria .
Si è ipotizzato che lo phourion di Vassallaggi fosse inserito negli itinerari commerciali tirrenici che legavano il mondo etrusco con quello della Magna Grecia in Sicilia. La conferma dello studio è arrivata dalla Martelli, una delle maggiori studiose della ceramica attica nel mondo etrusco.
Patrizio Di Benedetto - Giusy Militello
| IC Don Milani | |
| Sito archeologico di Tharros | Materiale | San Giovanni di Sinis, Cabras OR, Italia | Tharros è il sito di una cittadina punico-romana fondata nel VIII secolo avanti Cristo dai fenici sul luogo di un insediamento dell'Età del Bronzo. Le rovine della città sono ubicate sulla penisola di Capo San Marco sul Golfo di Oristano. Si possono ammirare i rsti delle fondamenta dei templi, terme romane, il Castellum Acquae, un tofet fenicio-punico e un quartiere dove lavoravano gli artigiani. La città divenne capitale del Giudicato di Arborea fino al suo abbandono nel 1050 d.C. , a causa delle frequenti incursioni arabe, a favore dell'odierna Oristano. [Image: By Simon.zfn [Public domain], from Wikimedia Commons] | Bistefani | |
| Sacro Speco Monastery (Monastero di San Benedetto) | Materiale | Santuario del Sacro Speco, Subiaco, RM, Italia | Antico monastero benedettino nato nel luogo del sacro speco, la grotta dove il San Benedetto aveva vissuto in penitenza nel VI secolo [Image: By High Contrast [CC BY 3.0 de (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/de/deed.en)], from Wikimedia Commons] | bruno 36 | |
| Roman theatre in Benevento | Materiale | Via Teatro Romano, Benevento, BN, Italia | The theatre, built in the second century A.D, was abandoned due to historical reasons and natural events. The recovery works ended in 1950. The theatre is the centre of important social activities. Image:By Decan (Own work) [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons | Che Labs Admin | |
| Riserva Naturale Statale del Litorale Romano (Pineta di Castelfusano) | Naturale | Via di Castel Fusano, Roma, RM, Italia | Parco urbano con ampia area verde di Roma, compreso tra la foce del Tevere e il litotale di Ostia ( Roma ). Al suo interno la biodiversità del territorio rende il sito paesaggistico molto interessante nelle diverse stagioni. [Image: By Patafisik [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], from Wikimedia Commons] | Bistefani | |
| riserva naturale di canale monterano | Naturale | Canale Monterano, RM, Italia | area naturale, ricca di biodiversità ( animale e vegetale) grazie anche alla varietà di ambienti. (image:By Patafisik [Public domain], from Wikimedia Commons) | LAURACAMPIS78 | |
| riserva naturale crava-morozzo | Naturale | Via Pesio, 3, 12047 Crava, Rocca De' Baldi CN, Italia | riserva naturale importante per l'avifauna dove trova un habitat ideale per nidificare e soggiornare (image: by LIPU onlus) | LAURACAMPIS78 | |
| Ripoli Neolithic Village | Materiale | 42.82496217096714, 13.889549441606277 | In the Vibrata Valley, northern Abruzzo (east-central Italy) there is the neolithic village of Ripoli (5200-4000 b.C. circa). This settlement gives name to an aspect of prehistoric culture in Italy: the Civilization of RIPOLI. (image: woman with dog (1914)- Comune di Corropoli.) | info@italico.org | |
| Relitto Petroliera Haven | Naturale | 44.366753, 8.700035 | La Haven, varata originariamente con il nome di Amoco Milford Haven (indicata anche come M/C Amoco Milford Haven o M/C Haven), è stata una superpetroliera VLCC cipriota da 232.166 tonnellate di portata lorda. Varata nel 1973 ed inizialmente di proprietà della multinazionale Amoco, venne ceduta nel 1988 alla Troodos Shipping, compagnia diretta dall'armatore cipriota Lucas Haji-Ioannou e suo figlio Stelios Haji-Ioannou. L'11 aprile 1991 la petroliera Haven naufragò nel golfo di Genova, provocando la morte di cinque membri dell'equipaggio e causando la perdita di migliaia di tonnellate di petrolio. La Haven è il più grande relitto visitabile da subacquei del Mediterraneo. Alcune fonti la indicano come il più grande relitto al mondo visitabile da subacquei. (Tratto da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Haven_(petroliera)) | Antani | |
| Reggia di Caserta | Materiale | Viale Douhet, Caserta, CE, Italia | La Reggia di Caserta, è una dimora reale con annesso parco. Fu eretta nel 1750 da Carlo di Borbone come centro ideale del nuovo Regno di Napoli. [Image: By Tango7174 [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0-3.0-2.5-2.0-1.0)], from Wikimedia Commons] | Caro | |
| Portugal | Materiale | Lisbon, Portugal | Documentation, with a view to conservation of azulejo tile panels from all periods of history, especially those at abandoned and derelict sites - especially in larger cities and surrounds such as those located in and around Lisbon | unknown | |
| Poggio | Materiale | Poggio, Marciana LI, Italia | Centro abitato dal tipico impianto elicoidale, di stampo medievale. Sorge in un'area abitata sin dal tempo degli Etruschi e nel corso dei secoli ha ospitato importanti artisti quali Telemaco Signorini e Giò Pomodoro, autore sia dell'obelisco che della fontana del paese. | Marta | |
| PIEVE DI SAN LORENZO | Materiale | Pieve di San Lorenzo, Marciana, LI, Italia | La pieve, di origine romanica, si trova nella parte occidentale dell'isola d'Elba e risulta di particolare interesse sia per le vicende storiche che la riguardano che per la particolare ubicazione geografica. Lo stato a rudere in cui versa la chiesa, rende necessari interventi di restauro per quanto riguarda le superfici e la struttura in genere. La pieve si trova sulla strada che collega i centri montani di Poggio e Marciana al mare , in una zona dell'isola in cui si ritrovano numerose architetture religiose di epoca romanica e altre militari risalenti al tempo della dominazione pisana dell’isola. (image:copyrightedFreeUse) | Marta | |
| Parco Sirente Velino | Naturale | Via XXIV Maggio, 67048, Rocca di Mezzo, AQ, Italia | La ricchezza del Parco Regionale Sirente Velino non è solo nella sua natura, ma anche nel suo prezioso patrimonio di storia, cultura e tradizioni, ereditato da un passato che ha contribuito a definire l'identità di questo territorio e della sua comunità e i cui segni sono ancora oggi ben conservati ed apprezzabili. Area di passaggio e collegamento naturale tra l'Adriatico e il Tirreno, il Parco è stato abitato dall'uomo sin dall'antichità, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici diffusi su buona parte del territorio. In epoca medievale, ha ricoperto un ruolo strategico per la difesa e il controllo militare, che ha influenzato l'assetto paesaggistico e architettonico del Parco, dove si possono ammirare borghi fortificati, torri di avvistamento e controllo, castelli, ponti romani. E' stato anche un luogo di spiritualità, come testimoniano i numerosi edifici religiosi e conventi, le semplici chiese rurali poste in contesti splendidamente isolati e le tracce mistiche e miracolose lasciate da personaggi come Celestino V, Sant'Erasmo, San Francesco d'Assisi che hanno attraversato o sostato su questo territorio, ma che continuano a vivere grazie alle suggestive feste e tradizioni popolari che la comunità locale, con orgoglio, continua a tramandare. Senza dimenticare le numerose visite e passeggiate che Giovanni Paolo II ha compiuto su questi monti. (http://www.parcosirentevelino.it/) | Lucilla | |
| Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga | Materiale | Via del Convento, 1, Assergi, AQ, Italia (sede dell'Ente Parco) | Il territorio del Parco del Gran Sasso presenta interessi molteplici, naturali e culturali. E' caratterizzato da paesaggi naturali e antropici, con centri storici di notevole interesse storico-architettonico.
Questo patrimonio è stato danneggiato dagli eventi sismici del 2009 e del 2016-2017 ed è necessario affrontare i temi della ricostruzione insieme alla salvaguardia dell'ambiente e alla conservazione dell'autenticità e dei valori del territorio stesso. | carla.bartolomucci | |
| Parco naturale regionale Molentargius- Saline | Naturale | Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, Cagliari, CA, Italia | E' una delle più importanti aree umide d'Europa dove nidificano e vivono i fenicotteri rosa. L'origine del sistema degli stagni costieri di Molentargius e di Quartu risale al Pleistocene, i cui ripetuti cicli di ingressione e regressione marina hanno portato al deposito di due strisce sabbiose alluvionali. Quella più interna , Is Arenas è una spiaggia fossile che separa il bacino delle saline dal Bellarosa maggiore. Quella più esterna è il Poetto, meraviglioso litorale cagliaritano che si apre sul Golfo degli Angeli. [Image: By Stefano Marrocu [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], from Wikimedia Commons] | Bistefani | |
| Parco archeologico di Tuvixeddu | Materiale | 39° 13′ 46″ N, 9° 6′ 3″ E | Necropoli punica più grande e antica del Mediterraneo [Image: By cristianocani [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons] | Bistefani | |
| Parco Archeologico di Grumentum | Materiale | Grumentum, Grumento Nova, PZ, Italia | scavi archeologici e relativo museo di grumentum antica città romana situata in val d'agri, basilicata | stefania | |
| Parco archeologico di Ercolano | Naturale | Corso Resina, 187, Ercolano, NA, Italia | Una città sigillata repentinamente dalla catastrofe del Vesuvio, con i suoi abitanti e oggetti del quotidiano, ma anche una fonte inesauribile di conoscenza della vita nell'anno 79 d.C. | unknown | |
| Parco archeologico di Ercolano | Materiale | Corso Resina, Ercolano, NA, Italia | Sito archeologico sepolto dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Riscoperto con scavi borbonici dal 1738 e attualmente scavato per circa 1/3 della sua superficie totale. | unknown | |
| Parco archeologico del Tuscolo, Castelli Romani | Materiale | 41.79838369131714, 12.707200206664993 | Il parco archeologico del Tuscolo è quel che rimane dell'antica città di Tusculum che fu completamente rasa al suolo nel 1191 dalle truppe civiche romane per aver appoggiato l'Imperatore Federico Barbarossa. Il luogo è suggestivo perché mantiene intatte molte costruzioni di questa popolazione pre-romana in una cornice naturalistica d'eccezione che ispirò molti artisti e viaggiatori nell'800. | Luca | |
| Pantheon | Materiale | Pantheon, Piazza della Rotonda, Roma, RM, Italia | E' un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall'arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., dopo che gli incendi dell'80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea. (image:By Roberta Dragan [CC BY-SA 2.5 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5)], from Wikimedia Commons) | marchionni.fabio | |
| Palácio dos Marqueses de Fronteira | Materiale | Largo São Domingos de Benfica, Lisbon, Portogallo | The monument was built between the XVII and the XVIII cent. It constitutes a complex system with the palace, the garden and the collection of artwork. The collection of Azulejo panels (Azulejaria of the XVII cent.) encompassess panels of different use in the architectural programe, and located in different parts of the monument, both in indoor and outdoor locations. This specificity make this heterogeneous collection of azulejo to be exposed to different risks and environmental conditions. [Image: By FouPic (В саду Дворца ФронтейраUploaded by tm) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons] | paola.cal67 | |
| Oasi di Porto | Naturale | Via Portuense km 9.100, 00050 Fiumicino RM | Antico bacino portuale di forma esagonale fatto costruire dall'imperatore Traiano al posto di quello precedente. Oltre ad essere un sito di importanza storica e archeologica, oggi è soprattutto un sito di rilevanza naturale in quanto è luogo di sosta degli uccelli migratori, che i visitatori possono osservare attraverso il birdwatching. Inoltre nelle sue acque e intorno alle sponde risiedono numerose specie di flora e fauna ittica e terrestre, insomma un sito molto ricco di biodiversità. (image:©Franco Mapelli, ©HappyLittle Caravan) | Stefania7 | |
| Museo delle Mura | Materiale | Via di Porta San Sebastiano, 18, Roma, RM, Italia | Dall'ingresso del Museo è possibile accedere ad un tratto di camminamento scoperto delle mura aureliane di circa 350 metri. Dopo aver subito numerose ristrutturazioni in epoche successive, sia nell'antichità sia in epoca moderna, le mura sono tra le cinte murarie antiche più lunghe e meglio conservate al mondo, costruite tra il 270 e il 275 dall'imperatore Aureliano per difendere Roma, capitale dell'impero. Nell'antichità correvano per circa 19 km,con 383 torri, 7029 merli, 2066 grandi finestre esterne, 5 postierle principali, oggi sono lunghe 12,5 km. http://www.museodellemuraroma.it/ [Image: Pierfelice Licitra [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons] | Marialuisa Mongelli | |
| Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria - MArRC | Materiale | Piazza De Nava, 26 Reggio Calabria, Italy | Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria è uno dei 20 musei statali più importanti d'Italia. L'edificio moderno è stato concepito per fini espositivi. Elementi caratteristici: -la sezione di archeologia subacquea è stata allestita per dare un’adeguata visibilità ai Bronzi di Riace, tra i capolavori più significativi dell’arte greca. - un’area archeologica interna che comprende una parte della grande necropoli ellenistica, di circa 100 tombe, scoperta durante la costruzione dell’edificio. - numerosi reperti provenienti dai territori delle città greche e romane della Calabria presenti nel Lapidario, e nei depositi. | Rosa Celeste Ponterio | |
| MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI METAPONTO | Materiale | Viale Aristea, 12, Metaponto, MT, Italia | MUSEO CHE RACCOGLIE OGGETTI PREGIATISSIMI DI ETà FERRO-BRONZO- ARCAICA E CLASSICA; MATERIALI ETEROGENEI A CONTATTO TRA LORO, ESPOSIZIONE MOLTO CURATA SFRUTTANDO BENE I MEZZI A DISPOSIZIONE | CONSORZIOAUREO | |
| Mura Venete di Bergamo | Materiale | 45.701912552509455,9.664813209077693 | Le mura venete di Bergamo sono un'imponente costruzione architettonica risalente al XVI secolo, ben conservate non avendo subito, nei secoli, nessun evento bellico. Tale cinta è costituita da 14 baluardi, 2 piani, 32 garitte (di cui solo una è giunta sino a noi), 100 aperture per bocche da fuoco, due polveriere, 4 porte (Sant'Agostino, San Giacomo, indubbiamente la più bella e panoramica, Sant'Alessandro e San Lorenzo, quest'ultima conosciuta anche come porta Garibaldi). A tutto questo vi è da aggiungere una miriade di sortite e passaggi militari di cui, in parte, si è persa la memoria, come la Porta del Pantano inferiore, risalente al XIII secolo che era un collegamento con via Borgo Canale, mentre la porta del Pantano inferiore che era l'accesso alla parte superiore della Cittadella viscontea è scomparsa. I bastioni, esternamente, danno alla città un aspetto di fortezza inespugnabile, ma poiché furono realizzati nella seconda metà del 500, l'affermarsi del cannone a tiro parabolico bombarda ne rende di fatto il canto del cigno di tale tipologia di costruzioni militari. Da circa un anno hanno avuto il riconoscimento UNESCO. (image:Ago76 [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons) | fmgagliano | |
| MOZIA | Materiale | Isola di San Pantaleo, Marsala, TP, Italia | Isola di 40 ettari occupata da un insediamento preistorico nel II millennio a.C. e, successivamente, da una fiorente colonia fenicia (VIII-IV secolo a.C., uno dei siti archeologici meglio conservati del Mediterraneo centrale 40 ha island at the western tip of Sicily which hosted a Prehistoric settlement in the 2nd millennium BC and, successively, a flourishing Phoenician colony (8th-4th century BCE). It is one of the best preserved archaeological site of central Mediterranean [Image: MAM] | Sapienza Missione archeologica a Mozia | |
| Monte Capanne | Naturale | Monte Capanne, Marciana, LI, Italia | Il Monte Capanne con i suoi 1019 metri di altezza sul livello del mare è la vetta più alta dell'isola d'Elba e dell'intera provincia di Livorno. Situato nella parte occidentale dell'isola, è costituito da rocce di origine plutonica, classificata come granodiorite, che, in molti casi, si presenta come particolari formazioni dette localmente cote, tozze e pinzaloni. | Marta | |
| Monasterio de Santa María la Real | Materiale | Monasterio de Santa María la Real, CL-626, Aguilar de Campóo, Spagna | The monastery was funded in the 9th Century, but the actual building was constructed between the 11th and the 13th century. The confiscation of Mendizábal in 1836 caused the abandonment and consequent ruin of the building. Looting and plundering were usual. Due to the situation of helplessness, in the year 1871 it was decided to remove the most valuable capitals of the cloister, the chapter room and the church, being deposited in the National Archaeological Museum. In the mid-1930s some arrangements were made on the church's roof. http://intervenciones.santamarialareal.org/intervenciones/ver/aguilar-de-campoo-monasterio-de-santa-maria-la-real/3 [Image: By Zarateman [Public domain], from Wikimedia Commons] | gbueno | |
| Mitreo di Marino | Materiale | Marino, RM, Italia - centro storico | Il mitreo venne ricavato in una preesistente cisterna d'acqua con volta a botte scavata nel peperino, lunga 29 metri, larga 3,10 e alta 3. Caratteristiche proprie delle cisterne di epoca romana sono il rivestimento delle pareti con intonaco signino (opus signinum o cocciopisto) e i cordoli di raccordo agli angoli delle pareti e pavimento, presenti nel Mitreo di Marino.
Al termine della galleria c'è il dipinto, famosissimo e ben conservato, dove Mitra taglia la gola al toro bianco. Davanti al dipinto c'è un cippo, su cui si legge: INVICTO DEO CRESCES ACTOR ALFI SEBERI D P, ovvero "Cresces, amministratore di Alfio Severo, pose come dono al dio invitto".
All'inizio della galleria, sulle pareti laterali, sono raffigurati i dadofori Cautes, con la fiaccola alzata, e Cautopates, con la fiaccola abbassata | Roberta1955 | |
| matera | Materiale | 40.670403769142474,16.60748522795484 | Nota con gli appellativi di "Città dei Sassi" e "Città Sotterranea", è conosciuta in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, che fanno di Matera una delle città ancora abitate più antiche al mondo. (image by Fondo Antiguo de la Biblioteca de la Universidad de Sevilla from Sevilla, España [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons) | andrea mancini | |
| Mar Ligure | Materiale | Mar Ligure | Approfondire l'esplorazione, la fruizione e il monitoraggio del patrimonio culturale sommerso (relitti, strutture portuali ecc.) IMAGE: Matteo261299 [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], da Wikimedia Commons | gildo | |
| Little Church of Santa Passera (Abbàs Cyrus) | Materiale | Vicolo di San Passera, Rome, Metropolitan City of Rome, Italy | Little church near the Tiber river; the first nucleus dates about the II cent. A.C., while the building was widened and restored from the V cent. to XIV cent. Three main spaces constitutes the monument.
It represents the distinctive identity of the place, and it has a symbolic value for the entire zone, in particular because is part of a system of roman heritage assets.
[By Croberto68 [Public domain], from Wikimedia Commons] | paola.cal67 | |
| Lago di Nemi - Lake of Nemi | Naturale | Lago di Nemi, Città Metropolitana di Roma, Italia | Parco Naturale e Patrimonio Culturale Subacqueo caratterizzato da un basso rumore ambientale e subacqueo. Sulle sponde del lago è presente una stazione sperimentale di misura e prove di manovrabilità dell'Isituto INSEAN-CNR. Nel parco si trova anche il "Museo delle navi romane di Nemi" . Natural Park and Underwater Cultural Heritage characterized by a low environmental and underwater noise. On the bank of lake there is an experimental station for standard manoeuvring tests of the INSEAN-CNR Institute. On the park there is also the "Museum of Roman ships of Nemi"; IMAGE: By Livioandronico2013 (Own work) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons | Che Labs Admin | |
| Joya de Cerén | Materiale | Sitio del Niño, El Salvador | The only Salvadoran archaeological site with a category of cultural heritage of humanity. Valuable for being the only settlement of the common people of the Mayan region, buried by the eruption of the Laguna Caldera volcano around 590 AD. comparable with Pompei in Italy. (image:By Mariordo (Mario Roberto Durán Ortiz) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], from Wikimedia Commons) | unknown | |
| Greek and Roman city of Empuries | Materiale | Sant Martí d'Empúries, Spain | Greek and roman ancient port city of Empuries. A former Greek colonny, connected with ancient Marseille. Later colonized during Republican Roman times. It remained an active port of trade during the Roman Empire. | happyquim | |
| Gibil Gabib | Materiale | Contrada Gibil Gabib Caltanissetta | Centro indigeno ellenizzato a Sud della moderna città di Caltanissetta, domina da Ovest la valle del fiume Salso.
Sul pianoro dell’altura è visibile una capanna della tarda età del Bronzo, una parte dell’abitato scavato negli anni sessanta del secolo scorso dall’archeologo Dinu Adamesteanu e della poderosa cinta muraria fortificata, di cui è stato riportato alla luce un torrione di difesa databile alla metà del VI secolo a.C., quando l’anonimo sito di Gibil Gabib cadde nell’orbita di Agrigento, che lo ha trasformato in phrourion, (avamposto militare fortificato) a difesa del proprio territorio.
Lungo i ripidi costoni rocciosi della montagna su cui sorge l’anonimo sito di Gibil Gabib (dall’arabo Gebel Habib), si trovano le necropoli con le sepolture scavate nella roccia; di esse alcune sono del tipo a grotticella artificiale e risalgono all’età del Bronzo, mentre quelle riferibili all’abitato di epoca greca sono del tipo a fossa e hanno restituito corredi costituiti da numerosi vasi sia di produzione attica, che locale; sulle pendici orientali della stessa altura si trova un’altra necropoli con tombe a fossa e ustrina, utilizzata nel IV secolo a.C., i cui corredi funerari sono costituiti da ceramica siceliota a figure rosse o decorata nello stile di “Gnathia” .
In un'area pianeggiante posta all'ingresso del sito si trova un fabbricato che ospita l'antiquarium, in cui sono esposti alcuni reperti provenienti dagli scavi condotti nel sito.
| IC Don Milani | |
| Forum of Augustus | Materiale | Foro di Augusto, Piazza del Grillo, Roma, RM, Italia | The Forum of Augustus ) is one of the Imperial forums of Rome, Italy, built by Augustus. It includes the Temple of Mars Ultor. The incomplete forum and its temple were inaugurated in 2 BC, 40 years after they were first vowed. it is an important example of enhancement through the f storytelling: through special audio systems with headphones the spectators listen to music, special effects and the story narrated by Piero Angela in 8 languages (Italian, English, French, Russian, Spanish and Japanese, German and Chinese). The spectators are be accompanied by the voice of Piero Angela and by some amazing videos and reconstructions that show places as they looked like at the time of Augustus: a thrilling representation which combines historical and scientific rigor with entertainment. image:CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=281002 | gamicone | |
| Fortezza di San Leo; Fortress of San Leo | Materiale | San Leo, RN, Italia | Fortezza medioevale, costruita su un masso calcareo con pareti perimetrali perpendicolari al suolo. Il primo nucleo fu costruito dai romani, fu poi contesa più volte e ha una lunga storia di trasformazioni e domini. Famosa prigione, dove fu rinchiuso il conte Cagliostro. Oggi ospita un museo. Image: By No machine-readable author provided. Vvirgola assumed (based on copyright claims). [Public domain], via Wikimedia Commons. | bruno 36 | |
| Foro Romano | Materiale | Via della Salara Vecchia, 5/6, 00186 Roma RM | Area archeologica di Roma racchiusa tra il Palatino, il Campidoglio, Via dei Fori Imperiali e il Colosseo, costituita dalla stratificazione dei resti dei monumenti degli Antichi Romani. [Image: By Blackcat [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], from Wikimedia Commons] | Caro | |
| Foqus Fondazione Quartieri Spagnoli | Materiale | Via Portacarrese a Montecalvario, 69, 80134 Napoli, NA, Italia | | Giulia Zatti | |
| comprensorio paesi alto lazio | Materiale | Lago di Bolsena, Provincia di Viterbo, Italia | A partire dal paese di Bolsena, con il suo lago e il castello perfettamente mantenuto, nelle sue immediate vicinanze troviamo numerosi paesi che nei loro borghi medioevali esprimono tutta la storia e le particolari caratteristiche che li distinguono. Parlo di Capodimonte, Marta, Montefiascone, Grotte di Castro, Porano ecc. senza dimenticare la nota Civita di Bagnoreggio (image:By Caramella90 at Italian Wikipedia [Public domain], via Wikimedia Commons) | giodesi1950 | |
| Complesso termale ai piedi del Foro Emiliano (oggi Palazzo della Bonifica): dietro Agip | Materiale | Via Roma, Terracina, LT, Italia | Importante ritrovamento nel 2017 di alcune statue e di un pavimento in Opus Sectile, relativo ad uno degli ambienti che costituivano il più ricco dei tre Complessi Termali presenti a Terracina | gianfilippogagliardi | |
| Colosseo | Materiale | Piazza del Colosseo, Roma, RM, Italia | Originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (italiano: Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, è il più grande anfiteatro del mondo, situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 unità. (image: By Diliff [CC BY-SA 2.5 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5)], from Wikimedia Commons) | marchionni.fabio | |
| Civitella - Castiglione dei Pepoli (BO) | Materiale | 44.14435956302607,11.192103417822636 | Civitella è la terza rocca di Baragazza di cui si trova menzione in alcune mappe d'epoca.
Il sito si trova a poca distanza da Badia, nel comune di Castiglione dei Pepoli e sede dell'omonimo casello autostradale posto sull'A1 verso Bologna.
Le vestigia attuali, di importanti dimensioni, occupano un'area di circa 500 metri quadrati.
Le mura, per un terzo ancora visibili e in alcuni punti quasi integre, riassumono una conformazione piccola ma ben strutturata.
La torre ha un'area di circa 16 metri quadrati con uno spessore murario di 1,20 metri. Sono evidenti all'interno delle mura i fori per le palificazioni e le feritoie.
Si presume una datazione intorno al XI-XII secolo.
Scarne sono le notizie riguardo al sito, che segue il corso degli avvenimenti del castello principale di Baragazza (BO):
nel 1296 il castello è donato a Bologna;
nel 1340 entra nei possedimenti di Taddeo Pepoli;
nel 1441 il castellano lo cede per denaro a Baldaccio d'Anghiari.
| Valle del Gambellato | |
| Cisterna Romana - Roman Cistern | Materiale | Via del Fosso del Cavaliere 100, Roma, RM, Italia | Cisterna di forma rettangolare articolata in otto navate sul suo asse maggiore, in cinque su quello minore, di dimensione (24 x 12) m (approssimativamente). Rectangular Cistern with eight naves on its major axis, in five on the smaller one, in size (24 x 12) m (approximately) IMAGE: perosonal archive | Che Labs Admin | |
| Chiesa di Santa Maria della Sapienza | Materiale | Via Santa Maria di Costantinopoli | In origine, in questo stesso luogo si trovava un edificio che, nel 1507, il Cardinale Carafa cominciò a restaurare perché potesse essere utilizzato come ricovero per gli studenti poveri a cui venivano insegnate le scienze e la dottrina cristiana. La morte del religioso, però, fermò i lavori di costruzione di questa casa, già denominata “la Sapienza”. Nel 1511, gli eredi cedettero l’intera struttura ai fratelli Pietro e Marino Stendardo e a Giovanni Latro che, dal 1519, decisero di istituirvi un monastero. Il luogo divenne subito frequentato da suore provenienti da famiglie ricche e nobili, le cui cospicue donazioni venivano riutilizzate per acquistare gli edifici circostanti ed espandere la struttura. I lavori per la sua costruzione della chiesa cominciarono nel 1625 grazie al progetto dell’architetto Francesco Grimaldi e terminarono con l’inaugurazione del 1641 e la consacrazione del 1649. In un primo tempo, vennero affidati a Giovan Giacomo di Conforto che, poi, nel 1630 lasciò la direzione del cantiere all’ingegnere Orazio Gisolfo. A partire da questo momento molti architetti parteciparono alla realizzazione della chiesa, tra cui Cosimo Fanzago e Dioniso Lazzari. Secondo alcune fonti, il primo progettò l’intera facciata, mente il secondo le decorazioni con marmi bianche; altri studiosi, invece, ritengono che sia stato lo stesso Di Conforto a disegnare la facciata. Tra il 1634 e il 1535, invece, cominciarono i lavori per dotare la struttura di una cupola e di un campanile. La prima venne costruita anche con l’aiuto di Giacomo Lazzari che creò un lanternino, affrescato successivamente da Belisario Corenzio. Nel 1886, il sindaco di Napoli Luigi Miraglia, decise di abbattere il monastero per costruire un Policlinico Universitario. Nonostante la ribellione dell’ambiente intellettuale del tempo, purtroppo, il progetto fu attuato e di tutto il complesso rimane solo la chiesa. (image by: MM [Public domain], da Wikimedia Commons) | Diego Romano | |
| Castello Ursino - piazza Federico di Svevia, Catania | Materiale | 37.49898438008141, 15.084608017771108 | Castello costruito, non prima del 1239, dall'architetto Riccardo da Lentini su mandato di Federico di Svevia. Già sede del parlamento siciliano (XIII secolo) e, quindi, sede reale (XV secolo), a partire dal XVI secolo fu temporaneamente dimora del vicerè e quindi adibito a prigione. Interessato dalla colata lavica del 1669 e dal terremoto del 1693, nel corso del XVIII e XIX secolo su prigione e caserma. Dal 1934 è sede del museo civico della città di Catania. | Scuola_Sauro_Giovanni_XXIII_1A | |
| Castello Murat di Pizzo Calabro | Materiale | 38.7355924998655, 16.159897714823387 | La storia del Castello di Pizzo è legata alla morte di Gioacchino Murat, Re di Napoli, uomo valoroso, impavido che a Pizzo cercava la vittoria e la riconquista del suo regno e invece vi trovò la morte.All’ interno del maniero una ricostruzione storica riproduce gli ultimi giorni di vita di Gioacchino Murat, rappresentando i diversi momenti della detenzione del Re e dei suoi uomini: all’ interno delle celle, nei semisotterranei, è riprodotta la loro prigionia; al primo piano è rappresentata la scena del sommario processo contro il Murat; nella cella in cui il Re trascorse gli ultimi momenti della sua vita e in cui scrisse la lettera di addio alla moglie Carolina e ai suoi quattro figli, sempre al secondo piano, è riproposta la scena della confessione del Re con il Canonico Masdea. (image:By Belsito [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)], via Wikimedia Commons) | massimiliano.deluca | |
| Castello di Pietrarossa, Caltanissetta | Materiale | F3PC+F8 Caltanissetta, CL | Cronologia delle principali fasi costruttive:
XII secolo: Probabile fondazione del castello;
XVI secolo: Rinforzo della torre centrale;
1576: Crollo di parte del castello a causa di una frana o di un movimento tellurico;
Fine XVI secolo: Si inizia a cavare materiale da costruzione dalla rocca;
1600 circa: Ulteriori crolli e rifacimento di alcuni ambienti;
XVII secolo: Continua la demolizione del castello, ormai inutilizzato. La pietra viene impiegata per le principali costruzioni dell'epoca;
1827: L'antica fortezza è ormai un rudere; il Decurionato di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di S.Croce la pietra dovrà barbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del Castello di Pietrarossa;
Fine XIX secolo: Viene impiantato il cimitero ai piedi della rocca; quest'ultima, gravemente compromessa nella sua stabilità anche a causa delle frequenti cavature di materiale da costruzione, si disgrega facilmente creando frequenti crolli nelle cappelle sottostanti;
1910 circa: Il barone Trabonella costruisce una tomba gentilizia utilizzando un ambiente del castello, La facciata della monumentale cappella è addossata alla parete rocciosa e attraversando un corridoio lungo circa otto metri, scavato interamente nella roccia, si giunge in un vano ottagonale ubicato ai piedi della torre nord, anch'esso interamente ricavato all'interno della rocca.
Storia.
Le prime notizie storiche sull'esistenza di un castello a Caltanisserta si hanno dal 1086 quando Malaterra, storico contemporaneo di Re Ruggero, riferendo della conquista della città,roccaforte musulmana, dice "quod in nostra lingua resolvitur castra foeminarum".
Da Idrisi nel 1150 circa Qal'at an-Nisa è ricordata come "rocca di bella costruzione". Nel 1282 il castello venne saccheggiato durante la guerra del Vespro e nello stesso anno Pietro d'Aragona nominò Bernardo de Sarriá castellano di Caltanissetta dopo la rimozione di Ruggiero Barresi.
Il XVI secolo vede Pietrarossa al centro di episodi rilevanti nella storia isolana e durante il periodo aragonese il castello raggiunse il massimo del suo prestigio, essendo stato scelto come sede di tre Parlamenti generali siciliani: nel 1295, quando vi si volse il convegno dei baroni di Sicilia; nel 1361, quando Federico III vi si rifugiò per sfuggire alla morsa dei baroni siciliani; nel 1377, quando, alla morte di Federico III, vi si riunirono i quattro Vicari per spartirsi il governo dell’Isola.
Nel 1407 Sancio Ruiz de Lihori vende al Re Martino, per 20.000 fiorini d'oro, terra et castrum Caltanissette con il fortilizio di Pietrarossa; pochi giorni dopo re Martino cede Caltanissetta in cambio di Augusta a Matteo II Moncada e ai suoi eredi, nelle mani dei quali rimase fino alla soppressione del Feudalesimo.
Nel XV sec. i sotterranei del castello vengono utilizzati come craceri.
Nel secolo XVI inizia il declino dei castello, che cessa ogni funzione militare ed inadeguato come residenza nobiliare, decade rapidamente con l'avvento dei Moncada.
Da un elenco di spese effettuate per conto del principe Moncada del 1591 si evince che parte del castello venne conservata con lavori di manutenzione e che contemporaneamente però iniziò l'utilizzo della rocca come cava di pietra da costruzione
Nella notte del 27 Febbraio 1576, forse per una scossa di terremoto, il castello crollò. Rimasero in piedi solo un muro diroccato, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni, bastioni ed un ponte di comunicazione. Tra le macerie, nel 1600, viene ritrovalo il corpo della principessa Adelasia, nipote di Ruggero, sepolta secondo tradizione nel sacello di Santa Maria della Grazia, identificabile con la cappella del Castello.
Nel corso del XVII secolo continuerà la demolizione del castello, parzialmente crollato. La pietra verrà utilizzata per le principali costruzioni dell'epoca e nel 1827 il decurionato di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di Santa Croce la pietra dovrà "sbarbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del castello di Pietrarossa".
Posizione
Il Castello di Caltanissetta, ubicato al margine orientale del centro storico della città, si erge su una serra calcarea e sfruttando la morfologia del terreno si affaccia sulla valle dell'Imera Meridionale (impropriamente detto Salso). Situato all'estremità inferiore del quartiere Angeli, primo nucleo dell'attuale abitato urbano di Caltanissetta, il castello era accessibile, attraverso un ripido percorso, esclusivamente dal fronte rivolto verso la città.
La sua posizione geografica consentiva il controllo di un'importante via di comunicazione intema, qual era il fiume Salso, ed il collegamento visivo con il castello di Pietraperzia. Adibito esclusivamente a funzioni militari, inadeguato come residenza nobiliare, decadde rapidamente con l'avvento dei Moncada, responsabili del successivo abbandono.
Descrizione
Il castello deve il suo nome al tipo di pietra usata per la costruzione, parte della quale è ancora visibile, riutilizzata, nella muratura dell'attiguo convento dei padri Riformati. Nel linguaggio popolare è denominato murra di l'angiuli, con un chiaro riferimento alla limitrofa chiesa di Santa Maria degli Angeli ed al materiale usato poiché il termine murra, nel dialetto siciliano, individua sabbia o pietra rossa.
Planimetricamente articolato su vari livelli, risultava costituito da tré torri collegate da cortine murarie, delle quali oggi risultano visibili resti di quella alta circa 25 metri, e della torre di vedetta nord.
Cisterne per liquidi e aridi insistono nell'area del castello; tra queste assume particolare rilevanza quella sita a metà del percorso d'accesso al castello, utilizzata nel XV secolo, come carcere.
La grande torre centrale è costruita su una roccia bipartita da una profonda fenditura che la attraversa longitudinalmente.
Nel lato sud, a cavallo della fenditura, sono visibili una feritoia in pietra da taglio ed inferiormente un'apertura con arco a sesto acuto privo del concio di chiave, presumibilmente preceduta da una scala d'accesso esterna oggi non più esistente.
Il fianco sud-ovest è rinforzato da un cantonale in pietra da taglio, probabilmente eseguito nel XVI secolo dopo un parziale crollo della parte superiore della torre; tale tesi è supportata dall'esistenza nel cantonale di conci tagliati a sguincio, facenti parte in origine di una finestra ubicata in sommità, lato ovest, della quale restano solo il davanzale ed uno stipite.
In cima alla torre è posizionata una cisterna per liquidi rivestita con intonaco che ingloba frammenti ceramici di invetriate piombifere verdi a decorazione solcata e invetriate a decorazione dipinta, databili tra la fine del XII secolo ed i primi del XIII.
Ai piedi della torre, nell'area dello sperone, lo scavo delle murature parzialmente interrate ha portato alla luce un ambiente la cui esatta consistenza non è individuabile a causa del crollo della parete ovest, dovuto all'utilizzo della rocca come cava da costruzione.
Lo scavo in tale area ha consentito il rinvenimento di ceramica da fuoco che testimonia una fase abitativa del XIII secolo.
Alla fine del percorso d'accesso al castello, resti di murature addossate alla roccia fanno pensare all'originaria presenza di ambienti di servizio coperti con strutture lignee; poco distante è sita una profonda ed ampia cisterna intonacata, interamente interrata.
Da una relazione dell'ing. Pappalardo, Regio Ispettore degli scavi e monumenti, datata 1880, si apprende che, in prossimità del castello, a seguito di uno sprofondamento del terreno, si scoprì un condotto sotterraneo, scavato nella roccia, avente ingresso nella strada rotabile d'accesso al cimitero. La galleria aveva pareti verticali e copertura voltata, era alta mediamente m. 1,77 e larga 1,27; fu esplorata per circa 10 m., e successivamente, per motivi di sicurezza ne fu chiuso l'imbocco. Oggi possiamo solo ipotizzare che si trattasse di uno dei tanti percorsi sotterranei della città, ricordati nelle leggende locali, forse utilizzato come percorso di fuga dal castello
Ciò che resta dell’antico castello è ora proprietà comunale, insieme alla Chiesa di S. Maria degli Angeli, costruita nel XIII secolo, seconda parrocchia della città dopo Santo Spirito.
| IC Don Milani | |
| Castello di Pietrarossa (Caltanissetta) | Materiale | 37.4860938,14.0689467 | Uno dei più importanti e rilevanti castelli della Sicilia dall’epoca normanna fino all’egemonia spagnola è rappresentato dal Castello di Pietrarossa di Caltanissetta. Non si è a conoscenza con assoluta certezza del periodo in cui il Castello di Pietrarossa venne edificato ma pare che esistesse già nel 1806, anno in cui Ruggero II conquistò la città di Caltanissetta.
In prossimità della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, su un’altura vicino a Caltanissetta, sorge questo antichissimo e suggestivo castello che si affaccia sul fiume Salso. Il Castello di Pietrarossa prende il suo nome dalla pietra che fu utilizzata per realizzarlo ed ancora oggi parte di questa pietra è visibile.
La storia narra che il Castello di Pietrarossa venne edificato dagli arabi ed era cinto da ampie distese di coltivazioni. Fu anche definito il Castello delle donne a ragione del fatto che per alcuni periodi di tempo gli uomini trascorrevano le giornate nei campi lasciando le donne sole nel Castello.
Le mura del Castello furono spettatrici di numerose vicende di storia siciliana.Il Castello di Pietrarossa gode di una posizione indubbiamente singolare, sospeso tra il mare ed il cielo. La planimetria del castello si snoda in tre livelli ed è costituito da tre torri di cui, quella centrale (più grande rispetto alle altre due) è edificata su una roccia divisa da una fenditura.
Il Castello di Pietrarossa si trova in Via degli Angeli, 168. Dalla stazione d’Imera (CL) i km da percorrere sono 12,5 corrispondenti a circa 25 min | IC Don Milani | |
| Castello di Lombardia | Materiale | H78Q+X7 Enna, EN | Al centro della Sicilia nella cittadina di Enna, sorge un maestoso maniero, il Castello di Lombardia che dall’alto dei suoi 1100 metri di altezza, domina tutto il paesaggio e fornisce al visitatore un bellissimo panorama. Il Castello di Lombardia è ritenuto da numerosi esperti il più grande e antico castello del periodo medievale ancora esistente in Sicilia e con i suoi 26000 metri quadri è anche uno dei più grandi d’Italia. Chiamato così, probabilmente per la presenza di soldati lombardi a sua difesa durante la dominazione normanna della Sicilia. Il Castello di Lombardia viene costruito sopra un maniero che i Sicani costruirono oltre 2000 anni fa sulla parte più alta della montagna attorno al quale formarono Henna. Contemporaneamente fu edificato a poca distanza da un piccolo tempio dedicato a Cerere(dea delle messi e della fertilità dei campi)molto frequentato dai pellegrini e dai fedeli di allora. Nel periodo greco la città era già una vera e propria roccaforte militare (in greco phourion) tanto che i Romani dovettero passare dalla rete fognaria per riuscire a conquistarla. In seguito al declino dell’impero romano furono gli arabi intorno al X secolo a ricostruire il castello mentre intorno al 1130 il normanno Ruggero II re di Sicilia fece restaurare la fortezza. Negli anni seguenti Enna passò sotto il controllo della dinastia svevo-normanna il cui più famoso sovrano, Federico II risiedette per qualche tempo in questo castello. In età sveva l’architetto Riccardo Da Lentini su incarico degli svevi innalzò bellissime torri per rafforzare gli imponenti muraglioni stretti attorno agli altri residenziali. In questo periodo il castello fu ritenuto uno dei più inespugnabili d’Italia e qui per 2 volte fu riunito il parlamento svevo. Il declino iniziò con i Borboni che lo trasformarono in un carcere di massima sicurezza dal quale era impossibile evadere. All’interno vi sono vari cortili: il piazzale delle armi, oggi sede di un grande teatro all’aperto che prende il nome di teatro delle stelle, il piazzale di San Martino, dove si trova la torre pisana, infine ci sono gli appartamenti residenziali e una cappella privata per le funzioni religiose. Dall’alto della torre si gode di uno dei più estesi panorami dell’intera Sicilia, con l’Etna sullo sfondo. Ai piedi del castello una stanza ricorda il coraggioso schiavo siriano, Euno che nel 135 a.C. guidò una rivolta di schiavi che i romani riuscirono a domare dopo 3 anni. Oggi la struttura presenta ancora larghi tratti della cima muraria, e dei torrioni ne restano solo 6, mezzi diroccati dai bombardamenti tranne uno in ottimo stato di conservazione, “La torre pisana”. Molte sue parti sono inagibili e chiuse al pubblico. Con un po’ di manutenzione e un buon lavoro di restauro diventerebbe ancora più spettacolare. Patrimonio sicuramente da tutelare. | IC Don Milani | |
| Castel del Monte | Materiale | Castel del Monte, Strada Statale 170, Località Castel Del Monte, Andria, BT, Italia | Dal 1996 è Patrimonio dell'umanità UNESCO. Castel del Monte è una fortezza del XIII secolo fatta costruire dall'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II nell'altopiano delle Murge occidentali in Puglia. | Caro | |
| CAFE' HAUS | Materiale | sopra collina di SAN GIULIANO TERME, LARGO SHELLEY | Café Haus (su wikipedia scritto erroneamente Café House), un edificio rettangolare con archi aperti e sostenuto da 10 pilastri, la cui fruizione era riservata agli occupanti delle terme e permetteva di guardare tutta la pianura pisana. | Silvana Minucci | |
| Bastione di Saint Remy | Materiale | Piazza Costituzione, Cagliari CA, Italia | E' una delle fortificazioni più importanti della città di cagliari, situata nel quartiere castello.. Il nome deriva dal primo viceré piemontese, Filippo-Guglielmo Pallavicini, barone di Saint Remy. Alla fine del XIX secolo venne monumentalmente trasformato in una scalinata, sormontata dall'arco di Trionfo, che dà accesso ad una passeggiata coperta e ad una grande terrazza panoramica. [Image: Foto 590 Collezione Pes, FONDI DIGITALIZZATI DELL'ARCHIVIO STORICO COMUNE DI CAGLIARI] | Bistefani | |
| Area archeologica di Thapsos | Materiale | 37.15498095281149, 15.228252410888672 | Thapsos (Θαψός in greco antico) è uno dei più importanti siti protostorici siciliani. È il centro eponimo per la cosiddetta Cultura di Thapsos che in Sicilia si identifica la media età del bronzo. Il sito è localizzato sulla penisola di Magnisi (dall'arabo Mismar, chiodo), nel comune di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. (IMAGE: Davide Mauro [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]) | patriziodibenedetto1 | |
| Area Archeologica di Piazza Armerina | Materiale | Piazza Armerina, EN, Italia | Area Archeologica. Famosi sono i mosaici, dal 1997 è patrimonio dell'umanità UNESCO. | Oggi4 | |
| Area archeologica di Agrigento | Materiale | 37.288616287275836, 13.600130081176758 | Tempio di Giunone (IMAGE: personal archive) | patriziodibenedetto1 | |
| Area archeologica Capo Colonna | Materiale | 38.05623542729106, 16.642279781249954 | Il Parco, a 10 Km da Crotone, si estende per circa 50 ettari, occupando la punta più orientale del promontorio di Capo Colonna, noto nell’antichità come “Lakinion akron”. Comprende l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, una zona boschiva e a macchia mediterranea, simbolo del bosco sacro a Hera, e l'area del Museo. Nell'area archeologica sono i resti dell’Heraion Lakinion, santuario extraurbano della colonia greca di Crotone, ancora attivo in età romana. Luogo di culto molto venerato, noto anche per essere stato frequentato da Pitagora, nel V secolo a.C. divenne sede della Lega Italiota, confederazione a carattere politico e militare che riuniva tutti i Greci d'Occidente. Il santuario rappresentava un riferimento essenziale per la navigazione e un rifugio sicuro, di cui la dea si faceva garante. Hera proteggeva anche la natura e in particolare i bovini, che pascolavano liberamente all'interno del bosco a lei sacro. A Capo Colonna è legata anche la figura di Annibale, che da qui ripartì per fare ritorno a Cartagine. Il più importante edificio del santuario è il grande tempio dorico di Hera Lacinia (tempio A), presso il ciglio della falesia. Edificato intorno al 470-460 a.C., se ne conservano tracce delle fosse di fondazione e parte dello stilobate orientale con un’unica colonna superstite, divenuta emblema del Parco e del promontorio. Nell'area sacra sono presenti i resti di un più antico luogo di culto arcaico (edificio B), da cui provengono i preziosi oggetti votivi del Tesoro di Hera, conservati nel Museo archeologico nazionale di Crotone. Realizzato all'inizio del VI secolo a.C., divenne, all'atto della fondazione del tempio A, un thesauròs (piccolo edificio per custodire le offerte). Nelle aree circostanti il tempio si trovano i resti dell'edificio K, albergo per ospiti di riguardo, e dell'edificio H, utilizzato per i banchetti, databili al IV secolo a.C. Nella parte settentrionale dell'area archeologica sono presenti parti di un insediamento di epoca romana, identificato con la colonia di Croto, dedotta nel 194 a.C., e numerosi altri fabbricati, tra cui tre ville baronali settecentesche, una piccola chiesa intitolata alla Madonna di Capo Colonna, con un ampio sagrato, su cui si affaccia la Torre Nao, fortificazione del XVI secolo. Il Museo archeologico, inaugurato nel 2006, propone un percorso espositivo in tre sezioni, all'interno di ampie sale open space. La prima sezione è dedicata all'abitato romano e propone una selezione delle principali classi ceramiche e alcuni oggetti di uso comune. La seconda sezione accoglie i rinvenimenti effettuati nell'area del santuario e la ricostruzione di uno spaccato della copertura marmorea del tetto del tempio A. Nella terza sezione sono esposti reperti provenienti dai fondali della costa crotonese (IMAGE: personal archive) | patriziodibenedetto1 | |